Dal premio Oscar per il miglior film straniero (“Mediterraneo”) il regista Gabriele Salvatores torna al cinema con la sua ultima opera per il grande schermo “Napoli New York”
Ispirato dal soggetto dell’immigrazione di Federico Fellini e lo sceneggiatore Tullio Pinelli, il lungometraggio di Salvatores è ambientato nell’immediato dopoguerra dove Napoli è ridotta ad un cumulo di macerie. Sotto a queste macerie sono sepolti i sogni degli uomini ri- masti senza un futuro certo, tra questi spiccano due orfani Carmine (Antonio Guerra) e Celestina (Dea Lanzaro) che per lasciarsi alle spalle un triste pre- sente, decidono di attraversare l’Oceano e raggiun- gere Agnese (Anna Lucia Pierro), la sorella di Cele- stina, trasferitasi anni prima in America. Inizia così l’intrepido viaggio verso il sogno americano dove i due bambini imbarcandosi clandestinamente su una nave diretta a New York s’imbattono in diversi perso- naggi tra cui il capo ufficiale (Pierfrancesco Favino) che li accompagna e protegge durante la traversata. Emerge la volontà dei due giovani protagonisti di ri- cominciare in un’America dove tutto è diverso, tutto prende un colore più vivace. Diverse sono le influen- ze cinematografiche che abbraccia Napoli New York come ad esempio il film di Sergio Leone “C’era una volta in America”. Il regista afferma che per lo svi- luppo del progetto si è ispirato a sue vicende perso- nali che hanno visto lo stesso Salvatores, all’età di sei anni, costretto a seguire il padre e ricominciare una nuova vita a Milano. Un film che si sofferma sulla tematica della migra- zione degli italiani in America e di tutte le vicende complesse, con le relative conseguenze, che compor- ta l’affrontare un trasferimento clandestino. Girato tra Trieste, Rijieka, Napoli e gli studi di Cinecittà la cinepresa del ventunesimo film di Gabriele Salvato- res, ci trasporta nelle atmosfere di un mondo dopo la guerra, dove il confine tra povertà e ricchezza è evidente. Per Gabriele Salvatores non è nuova la nar- razione che ruota attorno ai bambini e alle loro sfide personali, dello stesso regista infatti ricordiamo il film Io non ho paura. I bambini protagonisti di questi lungometraggi diventano adulti in fretta convivendo con una fanciullezza interrotta. Talvolta, infatti, que- sti personaggi sono costretti a prendere decisioni de- cisive per il loro futuro.